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 PARTE PRIMA

Notizie Informative sul GEOMAG.

Il GEOMAG è nato come un gioco, ma non si tratta di un gioco qualunque, sia per le peculiarità che contraddistinguono gli elementi che lo costituiscono, sia per le finalità che consente di realizzare il più diverso e creativo utilizzo degli elementi principe.

Strutturalmente si presenta in maniera piuttosto semplice; essendo costituito da due soli elementi principali; una sfera d’acciaio nichelato del diametro di 12, 7 mm e una barretta in plastica della lunghezza di 27 mm e del diametro massimo di 7,4 mm, con all’interno due magneti permanenti, posti alle due estremità ed una spina d’acciaio posta tra i due magneti.

L'essenza peculiare del GEOMAG sta nel particolare circuito magnetico che sta alla base del suo brevetto. Questo circuito è reso possibile dalla inserzione della spina d’acciaio tra i due magneti permanenti, in ogni barretta, che permette la continuità del magnetismo, evitando quindi che vi sia il vuoto tra i due poli magnetici, essendo il vuoto un pessimo conduttore di magnetismo. Spieghiamo meglio questo concetto con un esempio:

Costruiamo un triangolo come in figura

prendiamo ora una sfera ed avviciniamola ad ognuno dei suoi vertici.

Con molta probabilità ci accorgeremo che alcune delle sfere, costituenti i vertici del triangolo, risultano magnetizzate per induzione. Ciò significa che parte del flusso magnetico generato dai magneti viene disperso nella magnetizzazione delle sfere. Ciò riduce, quindi, la forza d'attrazione magnetica delle barrette sulle sfere e quindi, in ultima analisi, la forza di coesione della struttura costruita. Se ora invertiamo il verso di una o più barrette ci rendiamo conto, provando di nuovo ad avvicinare la sfera di prova ai vertici del triangolo, che nessuna delle sfere risulta magnetizzata.

Ciò significa che il flusso magnetico generato dai magneti è tutto racchiuso all’interno del triangolo e non vi è dispersione sulle sfere. In questo caso la forza di coesione tra gli elementi costituenti la struttura è massimo. Le figure qui sotto illustrano graficamente quanto sopra descritto.

      

 

PARTE SECONDA

Introduzione al GEOMAG Didattico.

Nell’ambito del più vasto fenomeno del gioco, il GEOMAG si qualifica come gioco di costruzione. I giochi di costruzione si propongono come finalità l’ordinamento e la trasformazione di materiali oggettivi e costituiscono una tappa di naturale passaggio al gioco didattico.

In passato la fragilità dei materiali usati per i giocattoli, non ha permesso di ritrovare tracce che consentano di dire con precisione quando e come sia iniziato il gioco di costruzione con l’utilizzo di veri e propri materiali da costruzione. Una delle prime notizie certe risale al Medioevo, quando Giovanni da Pian del Carmine, frate francescano, Legato del Pontifice attorno al 1245 presso il Gran Khan dei Tartari, aveva cono-sciuto un gioco che si ritenne di origine araba, costituito da elementi componibili in modo da formare una sfera. Origine araba ebbero sicuramente altre costruzioni, composte di solito da elementi di forma geometrica e, più tardi, floreale. Nel 1500 i giochi da costruzione ornamentali costituivano, nelle corti reali, prova di abilità per i giullari e passatempo preferito per le dame. In questo periodo infatti il gioco non era ideato per i bambini, ma riservato agli adulti come accadeva per le favole.

Più tardi, quando nelle favole dei fratelli Grimm intorno al 1700-1800, si tentò una conversione delle favole per adulti in quelle per bambini, nacque un nuovo gioco da costruzione legato proprio alle fiabe costituito di tavole di legno con illustrazioni della favola che venivano segate in cubi da ricomporre in sei facce con i diversi episodi del racconto. Era la scoperta del gioco "educativo".

Froebel vide nel gioco di costruzione la possibilità di passare dall’imitazione, all’invenzione libera, al gioco. Tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900 il Liberty, fenomeno che aveva investito ogni campo delle arti, coinvolse anche il gioco di costruzione. Furono create infatti delle sca-tole contenenti vari elementi di legno che venivano montati su un’asse di base e decorati con decalcomanie che riproducevano tipici motivi liberty; vi erano altresì lesene, architravi, porte, finestre, spesso con vetri di celluloide colorata.

Le prime costruzioni erano però limitate allo scheletro e la mancanza di pareti divisorie aveva favorito le critiche che accusavano questo gioco di mancanza di realismo. Mentre invece, secondo i critici tedeschi, tale mancanza di eccessivo realismo permetteva al bambino di vedere nelle cosa ciò che voleva; proprio come le bambole di una volta , il cui volto era si privo di espressione, ma il bambino poteva ve-derlo ridere o piangere secondo i suoi sentimenti. Ai primi del ‘900, in Inghilterra, nell’ambito di una cultura positivistica, si privilegiava un’educazione di tipo scientifico tecnico. Nacque così il ‘meccano’.

Contro questo gioco si scagliarono le critiche del neo-idealismo, ma tuttavia il gioco ebbe nel tempo straordinari sviluppi che portarono alla creazione di diverse imitazioni, in plastica e in legno, adattati alla seconda e persino alla prima infanzia.

Gli sviluppi sucessivi videro l’uso di materiali plastici anche per nuovi tipi di costruzioni: appaiono gli elementi di plastica incastrabili a pressione. Dai singoli pezzi che consentivano di realizzare cose molto standardizzate si passa agli elementi di riempimento, nel tentativo di rea-lizzare un prodotto finale più vario e più simile alla realtà. Si potrebbe osservare, però, come ciò lasci sempre meno spazio alla fantasia del bambino e debba quindi essere proposto nel momento in cui prevale il bisogno di un prodotto realistico rispetto al momento del fantastico.

Rispetto al giocattolo definito o strutturato i giochi di costruzione posseggono, indubbiamente, caratteristiche diverse che investono la sfera intellettuale e quella emotiva del bambino e del ragazzo in generale. Se ogni forma di gioco ha come funzione quella di permettere a colui che gioca di "sperimentare" un aspetto della realtà si può definire gioco di costruzione quello che si risolve nella costruzione o ricostruzione di un oggetto qualsiasi.

            

Le possibilità e le modalità di svolgimento sono determinate dal materiale ludico.

Quando un bambino prende contatto con un gioco inizia una fase nuova, che prende il nome di ‘processo di adattamento al gioco’ in cui interagiscono, diventando complementari, il momento logico e il momento creativo. Nel gioco di costruzione infatti trova piena realizzazione il momento logico che si esplica nelle fasi di imitazione, rappresentazione, progettazione e realizzazione di una realtà.

Ciò, tuttavia, non deve indurre a pensare che la fantasia e la creatività siano mortificate, in quanto la gamma delle situazioni ludiche che hanno per oggetto la costruzione è molto estesa ed alcune esaltano al massimo l’estro creativo.

Il GEOMAG in relazione al rapporto fra materiale ludico ed esito del gioco presenta una duplice ‘identità’, in quanto lo si può ricondurre, al tempo stesso, tanto ai giochi di costruzione costituiti da materiale strutturato, senza significato definito, con alla base alcuni progetti suggeriti; quanto ai giochi di costruzione con materiale strutturato e con significato definito e progetto precostituito.

            

La duplice identità, rispetto ad un normale gioco di costruzione, è determinata dalla caratteristica peculiare del GEOMAG: il magnetismo.

Se esaminiamo singolarmente gli elementi che compongono il GEOMAG notiamo delle sfere in acciaio nichelato del diametro di 12,7 mm e delle barrette in plastica della lunghezza di 27 mm e del diametro di 7,4 mm con alle due estremità due magneti permanenti interni, collegati da una spina interposta all’interno.

Ora, se consideriamo singolarmente le sfere e le berrette, queste non hanno un significato definito, nel senso che, le sfere sono tutte uguali e le barrette altrettanto, per cui utilizzarne una anziché un’altra non pregiudica l’esito finale; per quanto concerne invece gli elementi posti in relazione, cioè le barrette e le sfere considerate insieme, hanno un significato definito, in quanto solo accostando la sfera alla barretta i magneti permanenti di questa potranno catturarla magneticamente, consentendo attraverso la ripetizione dell’operazione, la creazione della struttura desiderata.

L’esito creativo del GEOMAG è dunque legato alla diffusione del magnetismo che può manifestarsi soltanto attraverso il corretto accostamento delle sfere alle barrette. Per concludere, si potrebbe dire che il GEOMAG come gioco di costruzione favorisce esplicitamente funzioni a livello intellettivo e promuove in forma latente la cognizione della dimensione esistenziale collegata al fattore spazio-tempo.

Importanza del gioco per il bambino: Il Gioco Didattico.

Il rapporto insegnamento-apprendimento guarda al gioco didattico come forma complementare e non alternativa che utilizza l’energia di origine ludica per l’acquisizione di competenze nelle varie discipline del curricolo scolastico.

La caratteristica fondamentale del gioco didattico è quella di una trasformazione dell’attività ludica in un’attività di conoscenza di tipo scolastico, analoga a quella conseguita con altre tecniche d’insegnamento-apprendimento, quali la lezione e l’applicazione a un compito.

In quanto attività didattica, il gioco finalizzato all’apprendimento di nozioni scolastiche presenta sia opportunità positive che rischi, ma soprattutto presuppone una tecnica didattica specifica ed estremamente complessa.

F. Foebel nel XIX secolo sottolineò la natura educativa del gioco, proponendone il trasferimento nell’ambito di un’educazione volontaria e intenzionale come quella scolastica.

Con la Montessori infine il gioco educativo fu preso in considerazione ai fini diretti dell’apprendimento.

Il gioco didattico come gioco ‘intelligente’, non tanto si supera o si trasforma nel lavoro, quanto si sovrappone o si assomma.

Nell’insegnamento le esigenze di praticità hanno reso necessaria una classificazione empirica del gioco didattico che tiene conto di aspetti fondamentali come la possibilità di sublimare il piacere per la ‘manipolazione-esplorazione’ verso la curiosità del sapere; la possibilità di li-berare l’immaginazione attraverso la figuralità e l’intuizione creativa; il persistere del fanciullo nell’attesa delle regolarità come fattore di rassicurazione; la necessità di trasporre il gusto dell’esplorazione verso l’impiego di moduli astratti e semplificati di un problema.

Da queste premesse deriva una classificazione nei seguenti termini:

a) gioco didattico esplorativo e manipolativo, sia libero che con istruzioni di guida;

b) gioco di rappresentazione raffigurativa e immaginativa;

c) gioco di soluzione di problemi già noti sotto altro aspetto;

d) gioco di soluzioni di problemi che sottendono una struttura astratta chiusa.

E’ importante sottolineare come uno stesso gioco possa evolversi nelle classi indicate, iniziando come gioco esplorativo-manipolativo e convergendo verso livelli crescenti di difficoltà.

Nella pratica insegnamento-apprendimento il gioco didattico, a differenza del compito, permette sia la socializzazione dell’azione, in quanto nella fase di apprendimento ludico il bambino è chiamato a stare con gli altri e ad interagire nel rispetto di regole ben precise; sia la socia-lizzazione dell’analisi e trova nel costruttivismo l’elemento decisivo della sua utilità scolastica.

Il costruttivismo, ossia il momento in cui si realizza il gioco didattico, tiene conto di regole ben precise proprie dei giochi con regole, dove l’insegnamento consiste nella trasmissione della capacità di applicare una regola in un’azione sociale, perchè svolta con altri e mentale.

I giochi con regole rispondono pienamente ai requisiti del profitto nell’attività scolastica, soprattutto quando il materiale ludico sia autocorrettivo.

In ogni caso il gioco didattico è effettivamente insegnamento-apprendimento scolastico solo quando esiste una esplicita "normativa" che rende non più casuale, ma "intenzionale" l’applicazione della regola, dell’istruzione d’azione. In particolare giochi didattici con regole sono stati applicati, a partire dal 1950 dai pedagogisti Gattegno e Dienes nello studio della matematica elementare in quanto particolarmente idonei a produrre comportamenti cognitivi che conducono, come afferma Piaget, alla capacità di costruzione.

             

Con questo termine si intende la capacità di organizzare più classi in una struttura e quindi di poter riconoscere l’isomorfismo delle strutture cioè l’uguaglianza delle forme. In realtà si parla ormai di costruzione psicologica in termini più generici e si dice allora che il gioco esplorativo-manipolativo può avere una funzione superiore di astrazione, cioè di formazione di classi o concetti, mentre il gioco con regole è costruttivo nel senso proprio della generalizzazione.

Ora può essere meglio compresa, la funzione emozionale delle regole, nel passaggio dal comportamento ludico a quello conoscitivo.

Vale a dire la ricerca di una regolarità come "sistema chiuso di leggi": il che guida l’energia ludica verso una ben indirizzata curiosità.

L’apprendimento nelle varie fasi dello sviluppo.

L’apprendimento si identifica in un processo mediante il quale si ha una modificazione del comportamento per effetto dell’ "esperienza". Secondo Piaget, lo sviluppo intellettivo assume una connotazione stadiale per cui può procedere in modo graduale e venire scandito in stadi evolutivi. Ciascuno di questi stadi presenta delle caratteristiche qualitative unite a capacità e abilità tipiche dei diversi modi attraverso i quali la mente "apprende". Ogni stadio di apprendimento integra quanto appreso nello stadio precedente e prepara le trasformazioni che si verificheranno nello stadio successivo.

Gli stadi cognitivi non presentano una sequenza temporale rigida, ma l’accesso allo stadio successivo è legato alla capacità del soggetto di crearsi delle "piante mentali" e alle diverse stimolazioni provenienti dall’ambiente esterno. Nell’ambito dello sviluppo cognitivo si riconoscono quattro stadi principali:

a) Nel primo stadio che va da 0/2 anni si sviluppa il senso-motorio; il bambino apprende tramite il proprio corpo e lo utilizza nel rapporto con l’ambiente.

b) Nel secondo stadio (3/6 anni) il bambino acquisisce capacità intuitive che si esprimono attraverso l’esplorazione dell’ambiente, il completamento del linguaggio, il gioco di imitazione, dei ruoli, il pensiero egocentrico.

c) Il terzo stadio (6/11 anni) è quello delle operazioni concrete.

d) Nel quarto stadio (oltre i 12 anni) si realizza il pensiero ipotetico deduttivo.

Da quanto detto emerge come il processo educativo che non abbia carattere mnemonico debba fondare le sue basi su una impostazione basata sull’esperienza e sull’applicazione. Il bambino può arrivare alla formulazione di concetti solo tramite esperienze percettive e manipolative che gli consentano in un primo momento di operare sul concreto e poi di arrivare all’astrazione.

"Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se opero comprendo" è questa la massima su cui si basa il principio dell’apprendimento infantile teorizzato da Piaget.

L’apprendimento ludico.

La pedagogia sottolinea la natura educativa del gioco, in particolare il trasferimento del comportamento ludico nell’educazione scolastica. La pratica educativa del gioco contribuisce, infatti, ad arricchire ed armonizzare lo sviluppo intellettuale e sociale.

In quest’ambito trova spazio la definizione di gioco funzionale, finalizzato al miglioramento delle funzioni psichiche esercitate.

Il momento ludico insiste sull’incidenza positiva in relazione allo sviluppo, alla formazione della mente e del carattere. Infatti il gioco lascia intravedere il suo significato biologico, psicologico, sociale.

Biologicamente stimola l’attività psicomotoria del bambino e ne sviluppa strutture e funzioni. I movimenti continui del bambino, la ripetizione di una serie di comportamenti, le modificazioni che apporta al gioco, garantiscono sia una sempre maggior coordinazione nei movimenti sia una maggiore capacità di adattamento nei confronti di oggetti e situazioni diversi.

Su un piano puramente psicologico il gioco diventa per il bambino pura sperimentazione "attiva" , nonchè fonte di informazioni utili alla sua formazione psicologica e alla definizione del sè rispetto alla rappresentazione della realtà esterna che di volta in volta elabora. Quando un bambino prende un oggetto, lo trattiene, lo porta alla bocca, manipolandolo e tentando anche di romperlo, manifesta comportamenti dettati dalle sue richieste cognitive e dai suoi impulsi

Attraverso il gioco, infatti, il bambino non impara solo a conoscere se stesso e la realtà oggettiva, ma anche a stabilire le prime forme di autocontrollo e a liberarsi delle tensioni. Così concepito il gioco costituisce una tappa fondamentale nel processo di socializzazione, inteso come momento in cui il bambino si inserisce nell’ambito della cultura di appartenenza riconoscendo e adottando una serie di regole e di comportamenti strettamente legati alla sua età.

La socializzazione, implicando il rapporto con gli altri, diventa un momento di interazione determinante nell’apprendimento ludico, che nel bambino si traduce, ora in una identificazione graduale del proprio comportamento, mediante uno scambio adeguato di informazioni, ora in un’adesione alle regole imposte dalla si-tuazione ludica.

 

PARTE TERZA

Campi di applicazione del GEOMAG in funzione dei programmi ministeriali.

La Scuola Media Inferiore.

Abbiano evidenziato come l’apprendimento ludico rappresenti una fase fondamentale e delicata nel processo di crescita e maturazione dei ragazzi, nonchè uno dei più validi metodi di insegnamento. A riguardo è indicativo volgere particolare attenzione ai programmi ministeriali delle discipline scientifiche in cui è contemplata la possibilità che l’insegnamento si svolga con l’ausilio di strumenti didattici capaci, ad esempio, di semplificare o rendere visibili alcuni fra i concetti geometrici più astratti e complessi. Naturalmente le finalità didattiche delle discipline scientifiche variano in rapporto all’età e al livello di sviluppo del fanciullo nel rispetto dei programmi ministeriali previsti. Per quanto concerne la scuola media inferiore è significativo fare riferimento alla definizione che la contraddistingue come "scuola formativa" in quanto si prefigge di offrire possibilità di sviluppo della personalità in tutte le direzioni ( etiche, religiose, sociali, intellettive, operative, creative ecc.).

Essa favorisce, con l’acquisizione di conoscenze fondamentali specifiche, la conquista di capacità logiche, operative, e delle corrispondenti abilità. Ogni fase teorica è infatti seguita da una fase pratica durante la quale è previsto il ricorso a materiali e sussidi didattici adeguati che permettono all’alunno di fare esperienza su quanto appreso sui libri.

E’ questa una parte importante in cui trova la più completa realizzazione l’insegnamento di Piaget ormai sintetizzato nella massima "Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se opero comprendo". Vi sono in particolare alcune discipline quali quelle scientifiche in cui si realizzano pienamente questi obbiettivi. In generale le discipline scientifiche muovono da ciò che può stimolare la curiosità e l’intuizione dell’alunno per poi arrivare alla operatività e alla creatività.

L’impegno degli allievi in attività individuali e di gruppo in momenti operativi, indagini e riflessioni rappresenta la fase saliente di tutto il processo legato all’apprendimento sotto la vigile guida dell’insegnante. Il GEOMAG per le sue peculiarità si presenta come un sussidio valido allo svolgimento di attività in cui si passa dalla curiosità alla costruzione di figure preordinate dove trova libera manifestazione la creatività dell’alunno.

Discipline come la geometria possono trovare nel GEOMAG uno strumento didattico valido nello studio delle figure sul piano e nello spazio attraverso la visualizzazione delle lunghezze di una figura, dei volumi nonchè degli angoli e delle loro misure. La comprensione di concetti geometrici cardine come il Teorema di Pitagora, oltre a trovare una suggestiva rappresentazione, col GEOMAG potrebbe essere meglio visualizzata e resa comprensibile.

             

             

I concetti di traslazione, di rotazione, di simmetria potrebbero essere praticamente dimostrati costruendo delle figure solide che il magne-tismo del GEOMAG permetterà di poter toccare con mano.

La base geometrica rimane il punto di partenza da cui non si può prescindere se si intende costruire col GEOMAG delle figure direttamente o inversamente proporzionali o stabilire delle composizioni di isometrie e di similitudini piane.

      

L’introduzione del GEOMAG nelle scuole, come strumento didattico, trova ispirazione in un passo riguardante gli orientamenti della disciplina previsti dalla legislazione scolastica in cui si legge come " lo studio della geometria trarrà vantaggio da una presentazione non statica delle figure, che ne renda evidenti le proprietà nell’atto del suo modificarsi; sarà dunque opportuno utilizzare materiale e ricorrere al disegno".

Quel materiale, a pieno merito, potrebbe essere il GEOMAG in quanto stimolerebbe uno studio non statico della disciplina mediante la costruzione di figure in cui sia visibile la tridimensionalità, il volume, il vuoto la percezione dello spazio;

concetti geometrici che il disegno tecnico permette di rappresentare su un foglio che tuttavia rimane una superficie limitata e limitante e per queste ragioni potrebbe trovare nel GEOMAG un valido collaboratore didattico.

 

La Scuola Elementare.

Accanto alla Geometria il GEOMAG potrebbe trovare applicazione nel campo dell’Educazione all’Immagine in quanto attività diretta al conseguimento della competenza espressiva e comunicativa mediante la rappresentazione di immagini raffiguranti una realtà che non viene copiata bensi rielaborata.

La competenza comunicativa è un processo lento che guida il fanciullo verso l’acquisizione della capacità di leggere le immagini e di produrle.

Sul piano operativo l’Educazione all’Immagine ha inizio con i linguaggi plastici e figurativi con cui il fanciullo ha fatto esperienza durante il periodo della scuola materna.

Il bambino, infatti, prende contatto con la realtà esterna attraverso le proprie capacità sensoriali che, unite al tatto e alla vista, gli permettono di capire e di rappresentarsi una determinata realtà. Durante questa fase risulta indispensabile ogni attività che consente all’alunno di formulare un’interpretazione personale di quanto egli percepisce della realtà.

Uno degli obbiettivi primari della disciplina è pertanto rappresentato dal potenziamento della creatività espressiva per il cui conseguimento risulta di particolare importanza il ricorso a materiali che consentono al bambino un contatto diretto con la materia.

La coordinazione dei movimenti sia delle braccia che delle mani rappresenta il momento del contatto con il materiale mediante il quale il bambino darà la propria interpretazione della realtà attraverso una rappresentazione concreta.

Tra i materiali intesi a sviluppare le capacità del bambino, quali la sabbia, la creta, la pasta di vario tipo, i collages e le stampe potrebbe esservi anche il GEOMAG che ben si presta alla creazione di figure. Nell’Educazione all’Immagine potrebbe essere usato sia per dare libero sfogo alla fantasia del fanciullo che per realizzare figure più aderenti alla realtà.

Nelle figure sottostanti vi sono alcuni esempi di costruzioni che possono realizzarsi in gruppo sia partendo da basi geometriche ben determinate che dalla libera creatività.

      

Potrebbe, inoltre, essere utilizzato come elemento di base su cui lavorare con altri materiali per completare o personalizzare l’oggetto o la figura immaginati dal bambino. In questo modo il GEOMAG consentirebbe al bambino di acquisire capacità tecniche attraverso la stimolazione dell’inventiva.

  FINE

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